WHISKY, spunto per fumetto o cortometraggio

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°°Frederick Von Guss°°
view post Posted on 24/2/2009, 12:56




un annetto fa pubblicai il seguente racconto breve...rileggendolo riesco a immaginarlo in una ambientazione Steam, in quanto appositamente non menzionai dettagli su luoghi o date...ditemi che ne pensate e magari ci si potrebbe anche lavorare su, per tirare fuori qualcosa di visivo!

magari cambiando un paio di parole...

CITAZIONE
WHISKY

...È come nei vostri film preferiti. Le cose non sfiorano la vostra mente finché realmente qualcuno o qualcosa non vi porta a farne anche solo un piccolo ragionamento a non pensare ad altro. Chi siamo?...da dove veniamo?...che senso ha la nostra esistenza?...sono tutti concetti a cui realmente non siamo legati, che infondo nessuno pensa effettivamente ma che tutti abbiamo una risposta forse neppure ponderata per poter dare al nostro subconscio un attimo di pace, placando la sua irrequietezza. Concetti come la speranza, la rabbia, la paura, l'amore li conosciamo bene perché qualcuno prima di noi ce li ha descritti imponendoci che siano tali...come noi li conosciamo...adesso. Seguendo questa teoria è facile capire che effettivamente se non si ha mai fatto conoscenza di un qualcosa o nessuno ci ha mai parlato di essa noi non possiamo averne paura o anche solo provarla. E se fosse invece che questi sentimenti noi li provassimo veramente ed unicamente non avessimo la possibilità di catalogarli nominalmente ma solo attraverso le nostre sensazioni? Il concetto non è errato basti pensare all'effetto della paura su una qualsiasi forma vivente. Pur non sapendo del nome che essa prende, “la paura” per chiunque deriva da un'insieme di esperienze che ci portano a non ripetere o subire una situazione a noi inversa o dolorosa. Ma così dicendo possiamo definire l'intero sistema dei sentimenti attraverso un solo e semplice archivio di esperienze che il nostro corpo subisce? Riusciremmo a sminuire così anche il più complesso dei sentimenti: l'amore. Potremmo arrivare a sminuire in tal modo anche la vita? A che scopo? A che scopo ottenere che la vita non è altro che un insieme inscindibile di fatti ed eventi senza scopo ne funzione?...in realtà la risposta è solo dentro di noi...perché sapere la verità?...

Noi siamo tutti custodi di un messaggio che collega tutto il senso del nostro essere...
Forse esso è il vero contatto con il vero noi...e non l'insieme di esperienze che il nostro corpo prova nel tempo, ma l'essenza che esso racchiude, quell'etere che nessuno riesce a spiegare che spesso si avverte...

Capire...la vita...la morte...la fine dei nostri giorni potrebbe racchiudersi anche solo nel messaggio che ognuno di noi porta in se...
catalogare nominalmente come per i sentimenti così da poter dare un nome a ciò che non comprendiamo?...
dare un nome quindi non al corpo, unica funzione di involucro, ma all'anima da esso racchiusa.
Dare un nome a noi stessi e non dimenticare...

Non dimenticare qual'è il tuo nome...


Non sapeva il mittente ma decise di non eliminare quella e-mail. È strano ma quelle poche parole senza senso lo avevano fatto pensare. Chiuse il computer perché era il momento di tornare a casa. Il bar era affollato come al solito. Prima di andarsene decise di bersi un ultimo bicchiere al bancone. L'aria brulicava del consueto vociare accompagnato da risa e schiamazzi tipici del luogo.
Fece per rialzarsi ma un piccolo giramento di testa lo tenne incollato allo sgabello a fianco del bancone da cui sorseggiava il suo whisky. Portò le mani al volto cercando di ristabilizzare il suo giramento di testa socchiudendo gli occhi affaticati per la luce soffusa del locale.
<non hai paura?> una voce lontana da tutto il frastuono del locale ma molto vicina a lui lo spinsero ad aprire di colpo gli occhi. Lo spettacolo che vide fu inspiegabile.
Tutto all'interno del pub era immobile, perfettamente fermo nel movimento che stava svolgendo. Nell'immediato sgabello a fianco del suo era seduto un uomo, con un'impermeabile nero ed un cappello che gli copriva il volto. La sua presenza lo spaventò leggermente che nella confusione del suo dolore alla testa era sicuro di non aver visto prima...ne li...ne mai. L'uomo si voltò lentamente dalla sua posizione appoggiata al bancone e si rivolse al lui:
<non hai paura?>
<di cosa?> rispose un po' titubante.
<di dimenticare...> replicò l'uomo.
<...non capisco>
<c'è poco da capire...chi sei?...tu lo sai?>.
A questa domanda la risposta non arrivò immediata ed anche all'ora mancava di certezza e credibilità.
<si...>
<non mi sembri convinto> rispose deciso l'estraneo.
<chi sei? che cosa vuoi?> iniziando ad adirarsi sulla figura che gli stava davanti.
<non lo hai ancora capito?...è finita>
<...io non capisco...> non vi era energia in quella sua risposta, e una strana paura incoerente ed ignota gli salì lentamente lungo la schiena.
L'uomo non attese: <...qual'è il tuo nome?>

la risposta non arrivò mai...l'uomo scomparve ed in un attimo tutto tornò a muoversi come se non si fosse mai fermato...davanti al bancone uno sgabello rovesciato in terra affianco al corpo sdraiato di un uomo. Il tranbusto salì di intensità quando un urlo nella sala incitò un qualsiasi ascoltatore a chiamare un'ambulanza.
Lo portarono velocemente nel mezzo, che non si fece aspettare più del dovuto.
In terra dov'era lui era rimasto solo del whisky ed un bicchiere rotto. Un computer sul bancone.
La sua vita si spense lentamente nel tragitto fino all'ospedale.

 
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