Jess Nevins suggerisce semplicemente di usare il comune approccio usato per i generi, come fantascienza e fantasy, da chi li conosce e se ne occupa davvero. L'articolo di Nevins è corretto, e afferma cose che avevo già indicato più volte sullo steampunk (fuzzy: i molti modi di essere "punk", i molti possibili steampunk, la differenza tra appartenere al Genere o avere una contaminazione del genere -si veda Twilight, il cui Genere non è "Fantasy - Vampiri" ma "Rosa" condito con Vampiri farlocchi... ovvero paranormal romance) sia nei commenti di risposta ai dubbi all'epoca del Concorso su Baionette Librarie, sia nella mia
Breve Introduzione allo Steampunk (che è veramente breve, visto che stimavo dimensioni 10 volte maggiori, almeno, per una introduzione più approfondita e con più esempi concreti).
Francamente è l'unico approccio possibile, quello già usato per gli altri generi/sottogeneri.
Non vedo perché lo Steampunk avrebbe dovuto fare eccezione...
Nevins è molto bravo. All'epoca dell'antologia Steampunk di VanderMeer pubblicò un articolo sul punk nello steampunk che aveva vari errori, che fanno capire che all'epoca era più esperto di fantascienza d'epoca che non delle reali opere Steampunk della prima generazione, ma erano errorini che NON danneggiavano la tesi di fondo sostenuta. Tesi che abbraccio completamente, viste anche le radici storiche che ha (come scoprii tempo dopo, Nevins non fece il collegamento) nella fantascienza di Albert Robida.
La cosa più importante dell'articolo non è l'articolo in sé, ma il fatto che Nevins abbia sentito il bisogno di chiarire queste cose apparentemente ovvie dopo aver, immagino, constatato la drammatica situazione intellettuale di troppi appassionati poco informati su cosa sia lo Steampunk in tutto il suo vasto ambito di opere diversissime (ma con elementi e approcci -seppure diversi- tratti da un bacino comune, da cui il bisogno di una definizione necessariamente fuzzy, graduale ed elastica).
Situazione drammatica già attestata dalla spaccatura avvenuta durante quel fallimento che fu "il grande dibattito Steampunk" del 2010, che portò i principali appassionati seri di Steampunk (il fondatore di Voyages Extraordinaries, ad esempio) a rinnegare l'appartenenza alla sottocultura steampunk o a prenderne le distanze dopo aver trovato un clima ostile in cui la gente dibatteva, per colpa della propria ignoranza, di cose ovvie e di cui non c'era nulla di cui dibattere (dal classico "può esserci l'elettricità nello Steampunk?" a molto altro ancora) e quando gli esperti venivano a dare un mano segnalando opere di fantascienza d'epoca, a fornire commenti di natura storica ecc... che chiarivano in modo inequivocabile la questione, la reazione troppo spesso era idiota e maleducata.
Ignoranti che si vantavano della propria ignoranza, con l'idea che chi si informa perché è davvero appassionato del XIX Secolo e dello Steampunk (e magari ha letto tutte le opere della prima generazione e sa da dove viene il termine e cosa include) deve sentirsi in colpa per essersi informato e deve tacere per non disturbare gli altri che invece vogliono discutere in eterno di stupidate, convinti che solo nell'ignoranza più becera, quella orgogliosa di sé stessa, vi sia lo Steampunk. Da vomito. Una situazione in stile forum fantasy italiani, in pratica.
Onestamente era difficile voler avere qualcosa a che spartire con quel branco di caproni, ma secondo me Cory Gross non ha fatto la cosa giusta:
la sua passione, i suoi interessi, continuano ad essere quelli che alimentano il vero Steampunk interessante, quello fatto di studio, dedizione, richiami storici-letterari (il fumetto
La Lega degli Straordinari Gentlemen è un esempio eccellente di Steampunk serio) ecc... ovvero ciò che rende lo Steampunk una cultura/genere fatta di vera riscoperta del meglio "dimenticato" del passato (e quindi del modo in cui quel meglio può influenzare il presente e il futuro, facendo un esempio pratico: riscoprire la mentalità tedesca imperiale riassunta dal motto "Suum Cuique") e delle sue bizzarrie, e anche delle sue miserie, per rileggere il mondo di oggi con gli occhi di chi ha visto che 100-150 anni fa le cose non erano poi così diverse, che quella gente non era poi così diversa da noi. E magari sorridere sia del presente che del passato, come faceva la prima generazione "gonzo-historical" dello Steampunk.
Lo Steampunk è divertimento e il divertimento migliore è una cosa seria (pensate al recupero che Miyazaki fa di Robida per l'atmosfera de
Il Castello Errante di Howl), non è un mero accatastare occhialoni, dirigibili e luoghi comuni sull'800. Accatastare elementi cliché senza riflessione è ciò a cui gli uffici marketing vorrebbero ridurre lo Steampunk: semplice moda, un guscio privo di contenuto.
Edited by Carraronan - 28/1/2012, 14:08