Guerra e dieselpunk

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Hetty
view post Posted on 17/3/2012, 08:42




Volevo capire una cosa: quanto è importante il tema della guerra nel dieselpunk? Si potrebbe scrivere un racconto diesel senza eserciti?
Perchè alla fine anche se si tratta di gangster sempre guerra è (con la polizia).
Da quello che ho capito nel diesel è più marcata la linea tra buoni e cattivi rispetto allo steam, giusto?
 
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Homini Lupus
view post Posted on 19/3/2012, 07:20




Le storie per svilupparsi e rendersi interessanti hanno bisogno di conflitto, quindi se per guerra intendiamo qualsiasi conflitto diventa difficile escluderla: natura morta e *punk non vanno molto d'accordo. In ogni caso i conflitti tra stato e non stato non rientrano nella definizione propria di guerra, intesa come azione violenta di uno stato contro un altro atta ad imporgli la propria volontà.

Ho l'impressione (ma non ne ho le prove) che la guerra sia molto più importante nell'immaginario Dieselpunk europeo, dove è più facile vedere l'epoca come una lunga preparazione al conflitto mondiale, laddove per gli statunitensi conta molto di più l'immagine dell'America dell'isolazionismo e quindi di uno stato prospero e felice dove ogni famiglia ha un'automobile e le donne preparano ancora la torta di mele e spazzano la casa senza lamentarsi con il marito.
Insomma, per farla breve il Dieselpunk è un genere che pesca e rielabora dalla memoria storica degli autori e del pubblico, di conseguenza nella determinazione degli elementi costitutivi di queste produzioni contemporanee è molto influente qual è la percezione di tale epoca di riferimento.

Recentemente ho visto comparire il termine "decopunk" per definire una versione paciosa, colorata e leziosa del Dieselpunk. Non ne so molto, anche se mi suona un po' arte degenere...
 
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§:AlchemicalColonel:.:Lenore K:§
view post Posted on 27/3/2012, 22:43




Sono in parte d'accordo con quello che dice il collega qui sopra.

La guerra è una parte importante dell'immaginario Dieselpunk, anche se non vedo così chiaramente la differenza tra "immaginario europeo" e "immaginario americano" (ci sono moltissimi rimandi Diesel in storie/film più o meno fantascientifici dove viene tirata in ballo, per un motivo o per l'altro, la Seconda Guerra Mondiale dove gli americani prendono parte largamente alla cosa!)
A mio modesto parere, comunque, l'elemento principale non è tanto il conflitto in sé, quanto più l'atmosfera tesa e burrascosa, "lo spettro della guerra" più che la guerra stessa, che dà al Dieselpunk quel fascino sporco e sempre un po' "sul filo del rasoio" che ne caratterizza le storie. Mi spiego: secondo me - e per quello che il mio modesto bagaglio di referenze culturali mi permette, data la scarna produzione in tema - non è indispensabile che un conflitto dichiarato sia onnipresente nella trama oppure che essa dipenda da questo; piuttosto, che ne definisca in modo sfumato i contorni e l'ambiente in cui essa si sviluppa, una sorta di "spettro", appunto.

Certo, c'è sempre da considerare la questione del periodo storico di riferimento: una cosa è definire lo Zeitgeist dei primi anni del '900, tutt'altra è definire quello della metà anni '40!

Riguardo al decopunk, mi sembra voler di nuovo tirare la corda sulla questione sub sub sub generi. Non sarebbe meglio chiamarlo "una versione più chiara e serena della branca Ottensian DP?"
 
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Geniale Dilettante
view post Posted on 28/3/2012, 11:36




Direi che hai detto tutto, Colonnello! ;)
E mi ha pure messo voglia di ricercare alcune specificazioni!
 
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§:AlchemicalColonel:.:Lenore K:§
view post Posted on 28/3/2012, 18:43




Grazie ^_^
References molto carine possono essere: trilogia di "Prometeo e la guerra" - dove la guerra la fa da padrone in una versione ucronica del primo '900 - o se preferisci l'idea di "spettro della guerra", "L'uomo nell'alto castello" di Philip Dick è un classico. La II Guerra Mondiale è finita in modo inaspettato e le sorti del mondo sono sempre in bilico...
 
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Homini Lupus
view post Posted on 30/3/2012, 08:35




QUOTE
non vedo così chiaramente la differenza tra "immaginario europeo" e "immaginario americano"

Felice che tu non sia d'accordo, così ne posso approfittare per elaborare un altro po'. Queste sono "idee in via di sviluppo" e sicuramente giovano di un po' di contraddittorio.

L'intuizione di partenza è che le ucronie *punk, prendendo spunto dalla storia passata, siano influenzate dalla percezione che gli autori ed il pubblico hanno del periodo di riferimento, cosa che a sua volta è pesantemente influenzata dal background culturale e quindi dal paese di provenienza e della percezione prevalente che in tale stato si ha del periodo di riferimento.

Per fare un esempio qualche mese fa lessi una recensione di racconti dieselpunk brasiliana, che sottolineava come le tematiche dei racconti fossero legati alla storia sudamericana.

A mio parere, si può individuare una forbice tra la percezione storica statunitense e quella europea, il cui massimo punto di apertura può essere individuato nel rifiuto da parte del Congresso americano di ratificare il trattato di Versailles del 1919 e di conseguenza di aderire alla Società delle Nazioni. Con il fallimento del wilsonismo termina quella fase di apertura degli USA verso l'esterno; avendo raggiunto l'egemonia locale pensano che il potere frenante degli oceani sia sufficiente a isolare il paese da qualsivoglia minaccia esterna. Il partito socialista americano, dopo i buoni risultati del 1920 quando tentò di eleggere Eugene Debs direttamente dalla galera, cade in declino e passata la big red scare la vita statunitense torna a ritmi e narrative decisamente americani, almeno fino alla crisi del '29. Gli USA godono quindi di un periodo felice di novità e progresso, il Golden Age of Jazz

Intanto l'Europa prende una direzione diversa. I sopravvissuti alla guerra e all'epidemia tentano di ricostruire un ottocento oramai perduto e le vecchie narrative devono trovare una nuova espressione. I paesi europei diventano il campo di battaglia di tante piccole guerre civili quando si cerca di tenere sotto controllo con metodi antiquati una popolazione avvezza alla violenza e con facile accesso alle armi. Si diffondono autoritarismi e totalitarismi e anche i paesi che riescono a mantenere un sistema liberale o democratico si sentono sotto assedio. La pace europea non ha una legittimazione propria, è la continuazione della guerra con altri mezzi.

La forbice percettiva si chiude completamente l'11 dicembre del '41, con la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti di Italia e Germania. A questo punto non vi è più una distinzione tra storia USA ed europea e il punto di vista statunitense prevale nella percezione moderna di tale periodo (dovreste vedere l'incredulità degli studenti di un corso di studi strategici di fronte alla semplice rivelazione di come sia stata la RKKA e e non l'esercito USA a spezzare la spina dorsale alla Wehrmacht e a pagare il prezzo più pesante).

La suddetta comunque è una tendenza di massima, limitata da due fattori.
In primo luogo anche l'Europa ha vissuto, negli anni '20, un clima di fermento culturale e un'apoteosi delle avanguardie artistiche e dello stile liberty. Inoltre non necessariamente il risultato delle esperienze totalitarie ed autoritarie è la guerra, ma qualsiasi rivisitazione in chiave più o meno utopistica va sempre presa con le pinze per ovvi motivi.
In secondo luogo al giorno d'oggi le comunicazioni tra USA ed Europa sono istantanee ed abbondanti; benché sia un errore pensare che questo ci renda automaticamente uguali ed appartenenti ad un'unica cultura globale, questo lima parecchio le differenze. Se ad esempio desidero immergermi nel clima culturale del "golden age of jazz" posso farlo con estrema facilità grazie ai mezzi moderni.
 
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§:AlchemicalColonel:.:Lenore K:§
view post Posted on 30/3/2012, 18:15




Aah... adesso l'ho capita.

Allora mi posso ritenere pienamente d'accordo con la tua idea di "forbice percettiva" che tende un po' a sfumarsi man mano che ci si avvicina al periodo della guerra vero e proprio.
In pratica è una sorta di metafora della solita contrapposizione Ottensian-Piecraftian??

Ma dopo aver chiarito la questione, la mia idea riguarda qualcosa di più globale. Secondo me possono benissimo esistere storie Dieselpunk dove questa sforbiciata non è così evidente, o viene addirittura meno, ad esempio se parliamo di "Belle Epoque-Punk" (un'altra esagerazione di sottogeneri, ma ammetto che il nome rende bene l'idea ma soprattutto inquadra il periodo storico con grande precisione)... Troviamo una fusione di tutto ciò. Le sensazioni grandiose degli Anni Ruggenti si fondono con la melanconia di fine secolo e di quei filmoni popolati da attrici col caschetto nero e il trucco da Cleopatra, soprattutto se si tratta di fantascienza/ucronia dove l'aderenza storica non è perfetta (nel senso delle scelte degli autori).
Guerra dichiarata o no, lì lo spettro del conflitto aleggia ampiamente... senza dover necessariamente tirare in ballo la I Guerra Mondiale o gli eventi ad essa connessi in modo preciso.

Comunque, complimenti per la disquisizione storico-culturale, sei un grande!
 
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Homini Lupus
view post Posted on 1/4/2012, 14:19




QUOTE
In pratica è una sorta di metafora della solita contrapposizione Ottensian-Piecraftian??

La dicotomia ha ancora grande vitalità e non può essere ignorata; se vogliamo leggere la mia ipotesi attraverso tali lenti si potrebbe vedere una maggiore propensione all'Ottensian per gli USA e una maggior tendenza Piecraftiana per l'Europa. Ciò detto, preferisco mantenerlo come un modo di vedere alternativo che trascende tale divisione anche perché è ipotizzabile che in futuro altri paesi diano il proprio contributo al Dieselpunk "internazionale" (ovvero in lingua inglese) affrontando il genere da angoli totalmente diversi.

Scenari che giochino con la nostra storia ma in cui il conflitto venga a mancare sono ipotizzabili e potenzialmente interessanti. Ad esempio un'arma assimilabile a quella atomica scoperta ad inizio secolo potrebbe intralciare l'emergere del potenziale egemone europeo e bloccare il continente in una situazione in cui tutti gli statisti europei desiderano una resa dei conti ma nessuno ha il coraggio di affrontare la possibile escalation.
Oppure si potrebbe immaginare uno scenario in cui la colonizzazione dello spazio negli anni '20 e '30 induca le potenze mondiali a tracciare una amity line all'interno del sistema solare riversando così le tensioni tra stati in una lotta per l'appropriazione delle risorse relativamente poco violenta, almeno per i primi anni. A questo punto sì che Star Wars diventerebbe Dieselpunk!

Felice che la mia precedente trattazione sia stata gradita.
 
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7 replies since 17/3/2012, 08:42   210 views
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