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non vedo così chiaramente la differenza tra "immaginario europeo" e "immaginario americano"
Felice che tu non sia d'accordo, così ne posso approfittare per elaborare un altro po'. Queste sono "idee in via di sviluppo" e sicuramente giovano di un po' di contraddittorio.
L'intuizione di partenza è che le ucronie *punk, prendendo spunto dalla storia passata, siano influenzate dalla percezione che gli autori ed il pubblico hanno del periodo di riferimento, cosa che a sua volta è pesantemente influenzata dal background culturale e quindi dal paese di provenienza e della percezione prevalente che in tale stato si ha del periodo di riferimento.
Per fare un esempio qualche mese fa lessi una recensione di racconti dieselpunk brasiliana, che sottolineava come le tematiche dei racconti fossero legati alla storia sudamericana.
A mio parere, si può individuare una forbice tra la percezione storica statunitense e quella europea, il cui massimo punto di apertura può essere individuato nel rifiuto da parte del Congresso americano di ratificare il trattato di Versailles del 1919 e di conseguenza di aderire alla Società delle Nazioni. Con il fallimento del wilsonismo termina quella fase di apertura degli USA verso l'esterno; avendo raggiunto l'egemonia locale pensano che il potere frenante degli oceani sia sufficiente a isolare il paese da qualsivoglia minaccia esterna. Il partito socialista americano, dopo i buoni risultati del 1920 quando tentò di eleggere Eugene Debs direttamente dalla galera, cade in declino e passata la big red scare la vita statunitense torna a ritmi e narrative decisamente americani, almeno fino alla crisi del '29. Gli USA godono quindi di un periodo felice di novità e progresso, il Golden Age of Jazz
Intanto l'Europa prende una direzione diversa. I sopravvissuti alla guerra e all'epidemia tentano di ricostruire un ottocento oramai perduto e le vecchie narrative devono trovare una nuova espressione. I paesi europei diventano il campo di battaglia di tante piccole guerre civili quando si cerca di tenere sotto controllo con metodi antiquati una popolazione avvezza alla violenza e con facile accesso alle armi. Si diffondono autoritarismi e totalitarismi e anche i paesi che riescono a mantenere un sistema liberale o democratico si sentono sotto assedio. La pace europea non ha una legittimazione propria, è la continuazione della guerra con altri mezzi.
La forbice percettiva si chiude completamente l'11 dicembre del '41, con la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti di Italia e Germania. A questo punto non vi è più una distinzione tra storia USA ed europea e il punto di vista statunitense prevale nella percezione moderna di tale periodo (dovreste vedere l'incredulità degli studenti di un corso di studi strategici di fronte alla semplice rivelazione di come sia stata la RKKA e e non l'esercito USA a spezzare la spina dorsale alla Wehrmacht e a pagare il prezzo più pesante).
La suddetta comunque è una tendenza di massima, limitata da due fattori.
In primo luogo anche l'Europa ha vissuto, negli anni '20, un clima di fermento culturale e un'apoteosi delle avanguardie artistiche e dello stile liberty. Inoltre non necessariamente il risultato delle esperienze totalitarie ed autoritarie è la guerra, ma qualsiasi rivisitazione in chiave più o meno utopistica va sempre presa con le pinze per ovvi motivi.
In secondo luogo al giorno d'oggi le comunicazioni tra USA ed Europa sono istantanee ed abbondanti; benché sia un errore pensare che questo ci renda automaticamente uguali ed appartenenti ad un'unica cultura globale, questo lima parecchio le differenze. Se ad esempio desidero immergermi nel clima culturale del "golden age of jazz" posso farlo con estrema facilità grazie ai mezzi moderni.