Riporto, come richiesto da Hetty, il mio articolo del maggio 2011 sullo Steampunk.
Tratto da:
http://www.steamfantasy.it/blog/2011/05/30...allo-steampunk/Cos’è la Narrativa Steampunk: una breve introduzioneLo Steampunk NON è la trasposizione del Cyberpunk nel XIX secolo.I libri della prima generazione, a parte uno, non hanno niente a che vedere con il Cyberpunk. Il libro più punk della prima generazione (o del proto-steampunk, se si preferisce catalogarlo così) è
The Warlord of the Air di Michael Moorcock, del 1971. Anni prima che il Cyberpunk esplodesse nel 1984 già Moorcock produceva uno dei romanzi con lo spirito più punk che abbia mai letto: una critica smaliziata al mondo degli imperi coloniali unita a una visione un po’ cinica del progresso e una visione ancora più pessimista di chi, in nome degli ideali, vuole rovesciare lo status quo. Non risparmia nessuno: più punk di così!
Sapendo questo è di conseguenza ridicolo costruire un legame obbligatorio tra Steampunk e Cyberpunk, inesistente anche per quanto riguarda l’aspetto punk di “ribellione”.
La trilogia di Oswald Bastable, il nomade dei flussi del tempo.
Lo Steampunk era punk ben prima che il Cyberpunk muovesse i primi passi.L’unico rapporto tra i due generi è nella battuta fatta da Jeter nella famosa lettera a Locus del 1987, quella in cui per la prima volta appare il termine “steampunks”.
CITAZIONE
Dear Locus,
Enclosed is a copy of my 1979 novel Morlock Night; I’d appreciate your being so good as to route it Faren Miller, as it’s a prime piece of evidence in the great debate as to who in “the Powers/Blaylock/Jeter fantasy triumvirate” was writing in the “gonzo-historical manner” first. Though of course, I did find her review in the March Locus to be quite flattering.
Personally, I think Victorian fantasies are going to be the next big thing, as long as we can come up with a fitting collective term for Powers, Blaylock and myself. Something based on the appropriate technology of the era; like “steampunks”, perhaps…
Se gli altri erano Cyberpunk perché ambientavano le loro storie seriose in un vicino futuro, il trio Blaylock-Jeter-Powers allora era Steampunk ambientando le proprie cialtronate in un recente passato: il mondo del Lungo XIX Secolo. Da Cyberpunk a Steampunk: un semplice gioco di parole in un periodo in cui il Cyberpunk era all’apice della popolarità, nessuna discendenza diretta. D’altronde come potrebbe un romanzo del 1979 (o uno del 1971) discendere da opere pubblicate dal 1983 in poi?
CITAZIONE
The term [steampunk] itself is partly an ironic nod to the Cyberpunk movement of the 80s, and indeed seems a suitable choice, exhibiting the inherent tendency of steampunk narratives towards a playful, ironic, sometimes (notably in the works of James Blaylock) whimsical bend.
(Apex Science Fiction & Horror Digest, estate 2006)
Basta ambientare una storia poco seria, “gonzo-historical”, nel XIX secolo per fare Steampunk? L’analisi delle opere considerate Steampunk ci dice di no.
Le Porte di Anubis è uno science-fantasy (viaggi nel tempo e maghi egizi) senza retrofuturismo, con una solida base storica e una discreta presenza in ruoli importanti di personaggi del periodo napoleonico;
La Notte dei Morlock si ispira al romanzo sulla macchina del tempo di Wells e aggiunge elementi fantasy, creando un altro miscuglio science-fantasy;
La Macchina della Realtà di Gibson e Sterling, l’unico romanzo della prima generazione a sembrare un cyberpunk anticipato d’epoca, è un eccellente esempio di retrofuturismo e di fantascienza ucronica (senza fantasy). Queste tre opere, tutte appartenenti alla prima generazione dello Steampunk, hanno in comune il fatto di NON essere soltanto romanzi storici, bensì fantascienza o science-fantasy di ambientazione storica.
Romanzi dallo spirito punk come quelli di
Flashman (da noi è arrivato il primo con l’orrendo titolo italiano di
L’ussaro della regina bianca), con protagonista un ufficiale britannico violento, maschilista e cialtrone che partecipa a tutti i conflitti dell’Inghilterra Vittoriana coprendosi di gloria per pura fortuna, nonostante la codardia, non sono Steampunk: sono solo romanzi storici irriverenti, bizzarri, ma privi di appigli con la fantascienza del periodo. A un appassionato di Steampunk possono piacere (a me molto), ma di per sé non appartengono al genere.
I romanzi su Flashman hanno un sacco di spirito punk, ma non sono Steampunk.
Retrofuturismo ottocentesco, fantascienza del periodo o anche il reale XIX secolo, conditi con elementi fantasy e citazioni di personaggi inventati nella narrativa d’epoca, questi sono gli elementi chiave dello Steampunk, anche se non è necessario che tutti siano presenti assieme, come visto con le opere precedenti.
Basta allora copiare la fantascienza ottocentesca per fare Steampunk?No, ovviamente no, altrimenti anche Wells e Verne e tutti gli altri autori ottocenteschi sarebbero Steampunk e non è così. Manca ancora un tassello del puzzle per poter costruire una visione di insieme chiara e semplice della narrativa Steampunk.
Un’opera come
The Space Machine (Christopher Priest, 1976), pur essendo una lettura gradevole per un amante dello Steampunk, non è di per sé Steampunk. Mischia assieme
La Macchina del Tempo e
La Guerra dei Mondi di Wells, il che sarebbe un’eccellente partenza per un romanzo steampunk, ma l’opera ha un punto di vista ostile a qualsiasi dettaglio scabroso (come Dickens che non scriveva nulla che potesse “far arrossire le gote dell’innocenza”) e un finale identico a quello dell’originale
La Guerra dei Mondi che lo fanno assomigliare a un vero romanzo d’epoca. Se qualcuno fosse andato nel 1898 e avesse scritto una fan fiction sulle opere di Wells, avrebbe potuto creare quel romanzo esattamente come l’ha scritto Priest. Lo stesso autore, infatti, lo ha sottotitolato “un romanzo scientifico” per dichiarare il proprio desiderio di imitare le opere del passato senza stravolgerle.
Volendo proprio estendere la definizione al massimo, lo si potrebbe considerare come un blando Steampunk visto che in fondo c’è un remix di opere ed è pur sempre molto più Steampunk di tanto pattume che sta uscendo ora (corsetti più dirigibili e occhialoni, cliché fino alla nausea… sigh). In ogni caso non è vero Steampunk.
The Space Machine: uno Steampunk mancato.
Albert Robida: la sua fantascienza non è Steampunk solo perché è dell’epoca.
Cosa dovrebbe fare un’opera per essere Steampunk pur partendo da basi interamente tratte dalla fantascienza dell’epoca? Ce lo spiega Jess Nevins, bibliotecario esperto in storia della fantascienza, nel suo breve saggio pubblicato all’interno dell’antologia intitolata Steampunk a cura dei coniugi VanderMeer. Le opere Steampunk devono essere scritte con un occhio moderno, un po’ cinico, di noi che abbiamo visto il futuro del mondo dopo il XIX secolo. In un certo senso lo Steampunk è una reazione alle edisonate di fine Ottocento: se in quei romanzi gli indiani venivano sterminati da geniali inventori in cerca di ricchezze, ma la loro morte era “asettica”, priva dell’orrore e delle conseguenze di un vero sterminio, ora lo Steampunk può riproporre le stesse idee con una percezione meno infantile, più adulta. Veri morti. Vere guerre distruttive. Vero razzismo. Un certo cinismo o meglio una perdita di quell’innocenza narrativa ancora presente in tante opere d’epoca, perfino in quelle che volevano rappresentare l’orrore delle guerre tecnologiche. Questo è il punk dello Steampunk:
la perdita dell’innocenza originale, pur trattando gli stessi temi o rifacendo le stesse opere.Un esempio Steampunk concreto: il fumetto
La lega degli straordinari gentlemen, secondo volume, quello con l’invasione marziana sul modello di La Guerra dei Mondi. Nel romanzo originale Wells fa morire gli alieni a causa delle malattie terrestri a cui non erano abituati. Le forze naturali e la fortuna trionfano, non l’astuzia o l’eroismo degli uomini.
Nel fumetto della lega invece il virus che annienta i marziani è un prodotto della scienza, un’arma batteriologica a base di Antrace e Streptococco che viene sparata contro gli alieni, come nei bombardamenti di gas della Grande Guerra. È l’uomo a trionfare, con le armi sporche, non la Natura. E, ancora più moderno, il governo inglese spaccia i morti civili causati dal virus (che viene sparso in piena Londra sacrificando apposta la popolazione per salvare i “pezzi grossi” del governo) per morti dovuti alle armi tossiche degli alieni. E gli alieni, nella versione ufficiale, sono morti per banali virus terrestri, non per le armi chimiche. Proprio come Wells ci ha raccontato, solo che è tutto falso: cosa c’è di più cinicamente moderno di un governo che massacra la propria popolazione pur di vincere (come Churchill nella seconda guerra mondiale), nasconde la verità e accusa dei morti il nemico?
(Ho messo lo spoiler perché riguarda il finale, ma senza leggerlo si perde un esempio importante per capire il discorso)
La Lega degli Straordinari Gentlemen (clicca per ingrandire).
Le armi chimiche contro i marziani e due delle moltissime citazioni d’epoca: le fatine di Cottingley e l’Uomo a Vapore delle praterie.
Per il resto il fumetto della lega è punk anche in un altro modo, nel modo in cui era punk Robida a fine Ottocento: mischia assieme personaggi di molte opere letterarie dell’epoca e li reinterpreta in modo più negativo, denigratorio, sporco… un po’ come fa Robida con gli eroi verniani nelle avventure di Saturnino Farandola, in cui li rende meschini, codardi e sciocchi.
Lo Steampunk è fantascienza oppure science-fantasy ambientata:— nel nostro Lungo XIX Secolo, grossomodo dalla rivoluzione francese alla Grande Guerra (
Le Macchine Infernali: invenzioni folli e uomini pesce in una Inghilterra Vittoriana per il resto normale; oppure il già citato
Le Porte di Anubis);
— in un Lungo XIX Secolo alternativo (
Anti-Ice: un 1870 retrofuturistico con un ponte sulla Manica, navi terrestri, cannoni “atomici” e veicoli spaziali, tutto grazie all’uso dell’antimateria al posto del carbone; oppure il già citato
La Macchina della Realtà);
— in mondi industrializzati di ispirazione ottocentesca diversi dalla Terra (il New Weird Steampunk Fantasy di Mieville in
Perdido Street Station)
— in un secolo diverso “visto con gli occhi della fantascienza ottocentesca” (il mondo del 1952 descritto da Albert Robida nel suo
Le Vingtième Siècle del 1882 può essere una eccellente ambientazione Steampunk non ottocentesca) o come un XIX secolo che si è trascinato, con la sua mentalità, i suoi costumi e/o le sue tecnologie retrofuturistiche, nei secoli successivi (il 1974 con gli Imperi e i dirigibili in polimeri plastici di
The Warlord of the Air).
I romanzi Steampunk non sono solo romanzi storici né romanzi fantasy d’ambientazione storica: sono fantascienza o miscugli science-fantasy. La serie napoleonica coi draghi
Temeraire non è Steampunk: è solo pessimo fantasy (o Flintlock Fantasy, usando il termine impiegato da Stephen Hunt, autore del romanzo Steampunk Fantasy
The Court of the Air). E, come nel caso dei romanzi rosa coi vampiri (paranormal romance), bisogna distinguere le opere realmente Steampunk da quelle appartenenti alla “moda Steampunk”: un romanzo rosa rimane sempre un romanzo rosa, anche se ci sono dirigibili, corsetti, occhialoni e un bel 1889 a indicare l’anno nel prologo. Allo stesso modo un romanzo rosa coi vampiri, come
Twilight, non diventa fantasy perché ci sono dei vampiri che nemmeno sembrano tali: rimane rosa (con sommato il fetish dei vampiri ritardati: la teoria dei fetish narrativi applicati ai generi reali risolve sempre i dubbi ed evita erronee catalogazioni).
L’invasione della spazzatura spacciata per Steampunk è già cominciata da un po’…
Al massimo si possono considerare blando Steampunk quei romanzi che pur avendo alle spalle una forte ambientazione retrofuturistica e di divergenza tecnologica rispetto al mondo reale, sono carenti sul lato “punk”: il 1914 di
Leviathan con mostri e Mech dotati di gambe è una eccellente ambientazione per dei romanzi di guerra Steampunk, ma l’autore ne cava fuori solo una trita storiella Young Adult con un livello di punk ridotto, anche per la definizione di Nevins, al minimo (il concetto di YA è sempre un peggiorativo per la narrativa). È comunque più Steampunk di
The Space Machine o del rosa camuffato da Steampunk.
Passando ai giochi e quindi alle ambientazioni considerate al di fuori di qualsiasi concreto uso narrativo, ci sono casi ibridi:
Space 1889 fornisce un’eccellente ambientazione Steampunk spaziale e alcuni commenti nei manuali suggeriscono un uso di preferenza Steampunk, ma volendo si può impiegare con una mentalità più retrò possibile per tramutarlo in un gioco di pura Fantascienza ottocentesca. È più facile finire per dargli un tocco moderno (anche senza volerlo) e giocarlo in stile Steampunk, ma l’ambientazione non esclude l’altra opzione.
D’altro canto
Albert Robida con la sua estrema modernità e il suo spirito punk che anticipava i tempi tira molto la corda della definizione, essendo molto più Steampunk di certe opere blande. La pura e semplice datazione delle sue opere fantascientifiche (anni 1880-1890) però le classifica come una fenomenale fonte di ispirazione per lo Steampunk (quasi proto-Steampunk!) e non come appartenenti al genere. Un padre ispiratore dello Steampunk, assieme a Wells e a Verne.
Poi c’è anche il suffisso -punk usato per dare il senso di divergenza tecnologica: Clockpunk (termine nato con il manuale
GURPS Steampunk del 2000 per rappresentare un Rinascimento con automi e meraviglie meccaniche leonardesche), Atompunk, Dieselpunk e simili nomi nati ispirandosi allo Steampunk retrofuturistico.
I Flintstones si potrebbero dire Stonepunk/Prehistoricpunk, visto che una tecnologia perfettamente anni ’50 viene riprodotta con pietre e dinosauri (sigh), ma in fondo nessuno sente davvero il bisogno di definirli così, no?
”"
Sul rapporto tra Clockpunk e Steampunk tornerò in futuro.
Idem sullo Steampunk Fantasy (o Steamfantasy) e sul Dieselpunk.
Senza lo spirito punk serio presente in
The Warlord of the Air o quello punk umoristico del racconto
Victoria di Di Filippo (la regina Vittoria viene sostituita con un tritone mutante ninfomane, lol!) o senza il punk inteso come visione moderna, cinica e adulta di opere che sembrerebbero altrimenti uscite dal passato (tesi di Jess Nevins), non ci può essere Vero Steampunk. E non importa quanti occhialoni, rotelline incollate sul cappello, orologi a cipolla, dirigibili e corsetti siano presenti… anzi, gli elementi cliché sarebbe meglio ridurli al minimo. Il fumetto
La lega degli straordinari gentlemen ha mostrato molto bene come lo Steampunk possa essere un dotto e divertente gioco di citazioni (quasi una in ogni vignetta) di tecnologie e personaggi dell’epoca, sia reali che tratti dalla narrativa fantastica! Altro che fare degli occhialoni con due orologi al posto delle lenti (WTF?).
Cosa cavolo si dovrebbe vedere con quegli occhialoni se sono riempiti di ingranaggi random?
Per concludere, una parentesi sullo spirito che anima lo Steampunk.Possiamo vedere lo Steampunk come una reazione alla tecnologia sempre più simile a magia perché incomprensibile all’uomo comune e spesso priva di parti meccaniche visibili. Forme asettiche, arrotondate, con un design essenziale e che priva di qualsiasi bellezza la tecnologia. La potenza del motore, il grasso degli ingranaggi, la meccanica in movimento che si può “riparare” come si potevano riparare in proprio le automobili fino a pochi decenni fa, tutto è sostituito da dispositivi che sembrano magici. Tecnologia indistinguibile, per il profano, dalla magia.
Questa reazione al mondo asettico degli oggetti tecnologici privi di bellezza, contrapposti a quelli del passato quando perfino i contatori del gas avevano abbellimenti in metallo che li rendono ancora piacevoli, è anche una
critica al consumismo dell’Usa e Getta per cui si producono oggetti che si buttano invece di ripararli e che per tenere bassi i prezzi sono spesso mal funzionanti, contrapposto a un mondo passato pre-consumista in cui l’oggetto si riparava ed era fatto per durare. Ora invece quanti prodotti di elettronica escono di fabbrica già guasti? Tecnologie sempre più avanzate e sempre meno affidabili.
Sfiducia verso la tecnologia: sempre più presente, sempre più vitale, sempre più traditrice.Troviamo questo spirito anche in
Ubik di Philip Dick, del 1969 (proprio quando il proto-steampunk stava iniziando ad affiorare), quando il protagonista, Chip, sbalzato dal futuro del 1992 al 1939 si trova ad apprezzare la bellezza del cuoio, del metallo, di una macchina che ubbidisce al padrone, opposto al futuro dell’uomo schiavo delle macchine ingovernabili (ma dal funzionamento silenzioso e quasi magiche) e del consumismo fine a se stesso. Le macchine in
Ubik tengono in ostaggio le persone (letteralmente: se non gli dai cinque centesimi, la porta di casa non ti fa uscire!), le privano dei servizi (anche doccia e caffettiera sono a pagamento) e le insultano (chi non ha soldi è una merdaccia): l’esaltazione del più disumanizzante capitalismo consumista.
Dick sembra criticare l’estetica minimalista dei prodotti Apple attuali. Cosa ha di bello un iPad, esteticamente? Niente: sarà anche funzionale per essere un tablet, ma esteticamente è un vassoio per i panini! A mostrarlo a un esperto di design del 1890, direbbe di metterci decorazioni in ottone e inserti in radica, per farlo sembrare un artistico telefonoscopio della fantascienza di Robida.
L’Ottocento esaltava la bellezza della meccanica, la potenza del motore, la danza dei pistoni, come ricorda Herbert Sussman nel libro
Victorian Technology. Una tecnologia che era assieme robusta, funzionante e piacevole alla vista.
Teatrofono (1890) e iPad (2010).
Riuscite a notare le sottili differenze estetiche nella scocca?
Il Clacker di Datamancer, computer in stile Steampunk.
All’estetica di quale dei due oggetti precedenti si avvicina di più?
Lo Steampunk si è sviluppato a mano a mano che la nostalgia per il passato ha portato una parte della fantascienza a non guardare più solo in avanti, verso un futuro che non sembrava più promettente, ma a guardarsi alle spalle, verso un passato che non aveva conosciuto le guerre mondiali e in cui l’ottimismo scientifico ancora dominava con buone ragioni.
Lo Steampunk è una nostalgia del passato unita alla nostalgia di un futuro che non è avvenuto. E assieme una reazione di disgusto, di critica, a un mondo moderno che disumanizza, manca di ideali e riduce ogni cosa a merce usa e getta. Le macchine che un tempo erano viste dai romantici come strumenti infernali, ora sono visti da noi come oggetti carichi del romanticismo di un’epoca più sincera e più comprensibile.
E non è solo nostalgia: è anche
riscoperta di una fantascienza che molti non sapevano nemmeno esistere, una riscoperta di idee che pensiamo risalgano agli anni ’50-’70 e che invece appartengono spesso all’Ottocento. Ma su questo tornerò nel dettaglio in futuro…
Vaporteppa!Anche l’Italia può avere un eccellente posto nello Steampunk, come dimostrato con questa
breve carrellata di spunti tecnologici. E gli italiani possono essere autarchici non solo nell’ambientazione, il Risorgimento e il Regno d’Italia, ma anche nel nome: da Steampunk a
Vaporteppa! D’Annunzio approva i pantaloni in
lanital del vero Vaporteppa e brinda con del buon
arzente (o un autarchico caffè di cicoria per gli astemi). Vaporteppa, con quel bel “teppa” che è vecchiume anche per le nostre nonne: altro che il punk, così carico di modernità (cultura punk, anni ’70) o, peggio ancora, di arcaica oscenità (punk lo usava Shakespeare per dire prostituta) che mal si abbinerebbero ai gusti della nostra amata Gamberetta. E teppa è anche ben a tema con l’Ottocento visto che la prima teppaglia fu quella della
Compagnia della Teppa, un gruppo di giovinastri dediti al vandalismo, nel 1818 a Milano.
Aggiunte finali.Per la radicale differenza concettuale, e non solo di ispirazione estetica/storica/narrativa, tra Clockpunk e Steampunk/Dieselpunk suggerisco la lettura di
The Scientific Way of Warfare: Order and Chaos on the Battlefields of Modernity di Antoine Bousquet.
Il Settecento è stato il secolo della meccanica, il secolo in cui arrivò all’apice la visione della società e dell’esercito ordinati e affidabili come un orologio. Il Re aveva un potere incontestabile, assoluto, e i piani di battaglia venivano studiati a tavolino per poi affidarsi del tutto a quanto progettato inizialmente. Il campo di battaglia era visto come un ordinato scacchiere, con un set standardizzato e noto a tutti di regole, tecnologie e modalità di impiego delle truppe.
L’Ottocento (e fino al 1945) è stato il secolo della termodinamica, in cui la meccanica ha incontrato l’immensa energia nascosta in carbone, gas e petrolio. Un nuovo mondo “rivoluzionario” guidato dal cambiamento, dall’instabilità politica e dal potere esplosivo di tecnologie sempre più avanzate, in cui i piani di battaglia ci si aspettava a priori che andassero a rotoli e il genio dei militari stava nell’aver preparato decine di varianti possibili per ogni evenienza e, soprattutto, nel saper improvvisare con successo. Il campo di battaglia era diventato uno scacchiere rovesciato da un lottatore di sumo armato di mazza da golf e pallina da tennis.
Alla Compagnia della Teppa e su quanto "Teppa" sia meglio in italiano di quanto sia "Punk" in inglese, se riferito all'Ottocento, ho dedicato un intervento su Carta Vetrata e, appena possibile, scriverò un articolo sul mio sito.
Per qualche assaggio del genio di Albert Robida consiglio questo articolo:
http://www.steamfantasy.it/blog/2011/10/15...tre-meraviglie/.
Assault Fairies di Gamberetta: un eccellente Lungo XIX Secolo Steampunk, ispirato sia alla storia reale che agli elementi della storia della fantascienza, con in più magia e creature fantasy (fatine, in particolare).